Alleanza a due (o più) voci per il futuro

Il cosiddetto “Occidente” si trova oggi a fronteggiare sfide che vedono tutti i suoi Paesi accomunati da esigenze e prospettive. In quest’ottica la dimensione europea di un comune sentire non può prescindere da azioni messe in campo in modo sinergico e (dunque) efficace.

In questo solco si colloca la serie degli “Strategic Dialogues” organizzati da Fondazione Konrad Adenauer, Centro Studi Americani e Formiche. Italia e Germania, infatti, possono oggi contribuire al rafforzamento della Difesa europea (con lo Strategic Compass) e all’adattamento dell’Alleanza Atlantica. Una linea condivisa dai ministri Annegret Kramp-Karrenbauer e Lorenzo Guerini, protagonisti dell’evento web “La Nato tra difesa europea e sfide globali”, parte del ciclo di incontri sopra citato. Deve essere quanto mai chiaro che la dimensione dei fenomeni supera i nostri confini, pur sempre da difendere nell’ottica dell’ “interesse nazionale”, ma inseriti di un contesto internazionale che è sempre più parte della nostra quotidianità e deve rappresentare, dunque, la “culla” di azioni comuni, proprio a tutela del nostro sistema – Paese.

Questo è il presente che viviamo tutti e sarà, soprattutto, il futuro che i giovani si troveranno sempre più ad affrontare: un futuro di interdipendenze che si fanno sempre più solide e globali…

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Trump (a sorpresa?) candidato dei millennials

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La notizia è che gli Stati Uniti hanno un nuovo Presidente. E la vera notizia, nella notizia, è che quest’uomo si chiami Donald Trump.

Abbiamo letto abbondantemente approfondimenti e previsioni, dalle più sottili alle più scontate. A noi, ora, interessa soffermarci su un dato che ho molto significato in relazione a questo voto, ovvero l’orientamento dei giovani. Importante da conoscere per tutti noi.

Partiamo con un’analisi dalla prima elezione di Obama. Il consenso dei millennials nei confronti dell’ex Presidente degli Stati Uniti si attestava su una maggioranza del 66 per cento nel 2008. Mentre nel 2012 arrivava al 60 per cento. Venendo al passato più recente, solo il 27 ottobre scorso veniva diffuso uno studio dell’Harvard University secondo cui, tra i millennials, la Clinton staccava Trump di 28 punti. Al contempo, altri studi dimostravano che la candidata dei democratici, con un identikit idoneo a raccogliere il testimone di Obama, non riusciva a salire oltre il 58 per cento, anche dopo aver ingaggiato durante l’estate gli esperti che avevano lavorato alla campagna di Bernie Sanders proprio per avvicinare le fasce più giovani di popolazione.  Arrivando poi ai giorni nostri, a ridosso del voto, il 22 per cento dei millennials ha dichiarato di essere con Trump. Una percentuale di 17 punti ha invece espresso la volontà di astenersi, non riconoscendosi in nessuno dei candidati. O, arriviamo a pensare, per esprimere dissenso nei confronti di un intero sistema…

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