Idee non ideologie per coinvolgere i giovani

Le prossime elezioni vedranno le giovani generazioni protagoniste anche come elettori: per la prima volta potranno partecipare al voto, al Senato, anche i cittadini con un’età compresa tra i 18 e i 25 anni. Parallelamente, però, il mondo dei giovani deve riscoprire un vero rapporto di fiducia con la politica. Lo vediamo nella vita di tutti i giorni, lo vediamo anche attraverso sondaggi che rilevano il loro livello di attenzione e coinvolgimento. Uno degli ultimi porta alla nostra attenzione dati da prendere in seria considerazione e riguarda un campione di giovani tra i 18 – 34 anni: Quasi 9 “intervistati” su 10 dichiarano di nutrire poca (56%) o nessuna (33%) fiducia nella politica in sé. Il 10% dice di averne abbastanza e solo circa l’ 1% dice di nutrirne molta (dati Cnc media). Un giudizio altrettanto severo riguarda il livello di conoscenza dei problemi reali delle nuove generazioni: sfiora il 90% il numero degli intervistati ad aver risposto di no. Proprio questo ci pare il punto: partire dalle questioni reali, dalle questioni di merito, dalle esigenze reali. Dall’attenzione nei loro confronti può rinascere un atteggiamento di fiducia, su costruire un vero nuovo rapporto con la politica.

Un aspetto che riguarda politica e campagna elettorale anche da un punto di vista molto delicato, quello della comunicazione…

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Trump (a sorpresa?) candidato dei millennials

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La notizia è che gli Stati Uniti hanno un nuovo Presidente. E la vera notizia, nella notizia, è che quest’uomo si chiami Donald Trump.

Abbiamo letto abbondantemente approfondimenti e previsioni, dalle più sottili alle più scontate. A noi, ora, interessa soffermarci su un dato che ho molto significato in relazione a questo voto, ovvero l’orientamento dei giovani. Importante da conoscere per tutti noi.

Partiamo con un’analisi dalla prima elezione di Obama. Il consenso dei millennials nei confronti dell’ex Presidente degli Stati Uniti si attestava su una maggioranza del 66 per cento nel 2008. Mentre nel 2012 arrivava al 60 per cento. Venendo al passato più recente, solo il 27 ottobre scorso veniva diffuso uno studio dell’Harvard University secondo cui, tra i millennials, la Clinton staccava Trump di 28 punti. Al contempo, altri studi dimostravano che la candidata dei democratici, con un identikit idoneo a raccogliere il testimone di Obama, non riusciva a salire oltre il 58 per cento, anche dopo aver ingaggiato durante l’estate gli esperti che avevano lavorato alla campagna di Bernie Sanders proprio per avvicinare le fasce più giovani di popolazione.  Arrivando poi ai giorni nostri, a ridosso del voto, il 22 per cento dei millennials ha dichiarato di essere con Trump. Una percentuale di 17 punti ha invece espresso la volontà di astenersi, non riconoscendosi in nessuno dei candidati. O, arriviamo a pensare, per esprimere dissenso nei confronti di un intero sistema…

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