Idee non ideologie per coinvolgere i giovani

Le prossime elezioni vedranno le giovani generazioni protagoniste anche come elettori: per la prima volta potranno partecipare al voto, al Senato, anche i cittadini con un’età compresa tra i 18 e i 25 anni. Parallelamente, però, il mondo dei giovani deve riscoprire un vero rapporto di fiducia con la politica. Lo vediamo nella vita di tutti i giorni, lo vediamo anche attraverso sondaggi che rilevano il loro livello di attenzione e coinvolgimento. Uno degli ultimi porta alla nostra attenzione dati da prendere in seria considerazione e riguarda un campione di giovani tra i 18 – 34 anni: Quasi 9 “intervistati” su 10 dichiarano di nutrire poca (56%) o nessuna (33%) fiducia nella politica in sé. Il 10% dice di averne abbastanza e solo circa l’ 1% dice di nutrirne molta (dati Cnc media). Un giudizio altrettanto severo riguarda il livello di conoscenza dei problemi reali delle nuove generazioni: sfiora il 90% il numero degli intervistati ad aver risposto di no. Proprio questo ci pare il punto: partire dalle questioni reali, dalle questioni di merito, dalle esigenze reali. Dall’attenzione nei loro confronti può rinascere un atteggiamento di fiducia, su costruire un vero nuovo rapporto con la politica.

Un aspetto che riguarda politica e campagna elettorale anche da un punto di vista molto delicato, quello della comunicazione…

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Politica e(‘) società civile

E’ anche dalla cosiddetta “società civile” che la politica può e deve ripartire. L’azione di chi governa, o punta a faro, deve essere basata su esigenze dell’economia reale, di imprenditori e lavoratori, dalle istanze che vengono da rappresentanti di ogni ambito che va da quelli citati a quelle di ogni categoria professionale. Un messaggio da tener presente specialmente dai giovani che oggi si affacciano al lavoro e alla politica come passione o futura missione. Questo uno dei tratti interessanti emersi dalla recente Convention lanciata da Giorgia Meloni a Milano. Idee che possono trovare concordi o no, ma l’ascolto di categorie e professionisti è un aspetto da tenere in considerazione e valorizzare nel dibattito politico. Può fa emergere idee e proposte diverse tra loro, ma offre uno spaccato della società da ascoltare in modo sempre piaciuto costante e diretto…

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A tu per tu con Francesco Vaia


A tu per tu con Francesco Vaia. 

Uno sguardo alla situazione attuale e al futuro, prossimo, della pandemia e del suo sviluppo. 

In occasione di un dibattito a Gaeta, il prof. Vaia, Direttore dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Spallanzani”, ha commentato gli ultimi dati confermando un equilibrato ottimismo rispetto al futuro del virus e al suo contenimento…

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L’Italia di K


Una Grande Riforma. È questa l’esigenza, reale, di cui avremmo bisogno oggi. Non una riforma semplice e ordinaria, ma ampia e profonda a ogni livello sociale.

Oggi ricorre l’anniversario della scomparsa di una figura che non ha lasciato indifferenti e la cui eredità è proprio quella di non lasciare indifferente nessuna generazione nel presente e nel futuro.

Il 17 agosto del 2010 scompariva Francesco Cossiga. Potremmo parlare a lungo di lui, dei sui tratti caratteristici che lo rendevano unico, della sua capacità di unire e dividere. Una personalità indubbiamente autorevole, a livello globale, un’autorevolezza di cui si sente un crescente bisogno. Una figura dicotomica per certi versi, rispettoso custode delle tradizioni e picconatore severo, uomo di Stato e sostenitore dell’indipendentismo. Lui stesso amava descrivere i due omini al lavoro dentro di lui, quello bianco che costruiva e quello nero che distruggeva. Per poi ripartire.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo, condividere il percorso che mi ha portato alla tesi e alla laurea, dedicare a lui e a quest’esperienza il mio primo libro. A otto anni di distanza ormai continuo a percepire il peso delle idee che avevo imparato a conoscere e la loro modernità…

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Trump (a sorpresa?) candidato dei millennials

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La notizia è che gli Stati Uniti hanno un nuovo Presidente. E la vera notizia, nella notizia, è che quest’uomo si chiami Donald Trump.

Abbiamo letto abbondantemente approfondimenti e previsioni, dalle più sottili alle più scontate. A noi, ora, interessa soffermarci su un dato che ho molto significato in relazione a questo voto, ovvero l’orientamento dei giovani. Importante da conoscere per tutti noi.

Partiamo con un’analisi dalla prima elezione di Obama. Il consenso dei millennials nei confronti dell’ex Presidente degli Stati Uniti si attestava su una maggioranza del 66 per cento nel 2008. Mentre nel 2012 arrivava al 60 per cento. Venendo al passato più recente, solo il 27 ottobre scorso veniva diffuso uno studio dell’Harvard University secondo cui, tra i millennials, la Clinton staccava Trump di 28 punti. Al contempo, altri studi dimostravano che la candidata dei democratici, con un identikit idoneo a raccogliere il testimone di Obama, non riusciva a salire oltre il 58 per cento, anche dopo aver ingaggiato durante l’estate gli esperti che avevano lavorato alla campagna di Bernie Sanders proprio per avvicinare le fasce più giovani di popolazione.  Arrivando poi ai giorni nostri, a ridosso del voto, il 22 per cento dei millennials ha dichiarato di essere con Trump. Una percentuale di 17 punti ha invece espresso la volontà di astenersi, non riconoscendosi in nessuno dei candidati. O, arriviamo a pensare, per esprimere dissenso nei confronti di un intero sistema…

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Forma o sostanza? Questione (anche) di soprabito…

società

ll racconto di un uomo austero, figura storica e notabile uomo della politica e delle Istituzioni, inizia richiamando quest’immagine:

Molto tempo fa, un parlamentare leggeva il giornale nei corridoi della sua Camera di appartenenza, il Senato. Aveva con sé dei documenti ed il suo soprabito, piegato sull’avambraccio. Fin qui nulla di strano, giusto?

E invece no, l’anziano uomo delle Istituzioni, qui in veste di narratore, si ferma proprio a sottolineare l’errore di questo Senatore. Stesso parere aveva Amintore Fanfani, che proprio nel momento descritto dalla voce narrante si trovava a passare in quel corridoio. “Non è così che si sta al Senato della Repubblica  Italiana” esclamò nei confronti del Senatore, “per gli impermeabili c’è il guardaroba!”, lo ammonì. Ed il Senatore reagì come oggi è difficile immaginare. Si scusò, prima di tutto. Per poi dirigersi verso il guardaroba e lasciare il soprabito, come opportuno per il decoro del Palazzo.

Il navigato uomo di potere che lo racconta, ai tempi, ricopriva un’importante carica istituzionale proprio al Senato e per questo motivo aveva assistito alla scena.

Perchè questo racconto?

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