Successi dell’educazione finanziaria

Giovani talenti crescono e si affermano. Anche nell’ambito dell’economia e della finanza. Sono due giovani italiani, infatti, a conquistare il podio nel campionato europeo di educazione finanziaria. Un risultato che ci piace ricordare, con l’enfasi e il significato, tangibile e simbolico, che riveste.

A parlarcene è la Prof.ssa Lorenza Coppa, che ha lavorato in team con la sua collega Sonia Scarcia. Entrambe hanno accompagnato i ragazzi nel percorso di educazione finanziaria di FEduF per partecipare allo European Money Quiz…

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Soluzione “quote giovani”?

Giovani, laureati: pochi e male utilizzati.

Oggi abbiamo commentato a Mattino5 i risultati del rapporto Ocse “Strategie per competenze”: la situazione italiana è quella sopra sintetizzata, in poche battute.

Secondo l’Ocse “solo il 20% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato, rispetto alla media del 30%” si legge nel rapporto, in cui si aggiunge che “gli italiani laureati hanno, in media, un più basso tasso di competenze” in lettura e matematica (26esimo posto sui 29 paesi Ocse) e non vengono utilizzati al meglio, risultando un po’ bistrattati.

L’ Italia è “l’unico Paese del G7” in cui la quota di lavoratori laureati in posti con mansioni di routine è più alta di quella che fa capo ad attività non di routine. In inglese il fenomeno si chiama “skills mismatch”, detto in altri termini: le competenze non risultano in linea con la mansione.
Quale il risultato?
Duplice, almeno: che i giovani non sono valorizzati per le loro qualità, uno;
due che, di conseguenza, vanno a cercare questa valorizzazione altrove, spesso all’ estero.
Dove forse, quel “35% di lavoratori occupati in settori non correlati ai propri studi”, riesce invece a realizzarsi in ambiti in linea con le competenze acquisite.

Quali gli obiettivi che dovremmo prefiggerci?

Libertà di fare un lavoro per scelta e non per obbligo, ad esempio, debellando il “senso di colpa” che rischia di provare chi semplicemente aspira ad un lavoro in linea con gli studi, come dicevamo.

E soprattutto porre fine a questo nepotismo culturale, diciamolo chiaramente, che non libera e lascia spazio a risorse capaci. Dobbiamo smetterla di essere il “Paese per i capelli bianchi”: il rispetto va all’ esperienza di chi l’ha maturata sul campo, non a chi la lega solamente all’anzianità di servizio. C’è bisogno della “freschezza di servizio”, oggi più che mai.

Che non sia davvero quella delle “Quote giovani” la soluzione per fare spazio ai nostri nuovi e migliori talenti?

Rapporto Ocse su /www.tgcom24.mediaset.it/:

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/infografica/il-rapporto-ocse-sulla-strategia-per-le-competenze-_1001093-2017.shtml

 

“Geni” italiani…

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Parlavamo di talenti. Parliamo di talenti. Parlavamo di memoria. E parliamo di memoria. Da rinfrescare. Perché spazi di approfondimento come il nostro, oltre a dare notizie, servono proprio, per l’appunto, ad approfondirle e “semplicemente” ricordarle.

Abbozzo un identikit:

ragazzo italiano, 16 anni, di Castelnuovo Calcea (Asti), alcuni mesi fa ha brevettato un sistema per aumentare la banda larga e per portare la connessione aumentata in piccoli centri, dove ancora non esiste.

Vi dice nulla ? E se aggiungessi il nome Valerio Pagliarino ?

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