Leggi e.. respira


C’è sempre un tempo per riflettere e leggere, anzi forse è uno degli stimoli positivi che ci arrivano da questo momento. Meno tempo per noi, se pensiamo alle uscite, ma dall’altro paradossalmente più tempo da dedicare proprio a noi stessi, e proprio alla riflessione alla lettura che citavamo. C’è anche chi ha fatto di questo un momento per fissare pensieri e scrivere: è Margot Sikabonyi, l’amata attrice interprete di Maria Martini della celebre fiction Un medico in famiglia, nelle librerie dallo scorso 25 marzo.

Dal legame inscindibile tra personaggio e persona alla ricerca della calma nel caos: si intitola “Respira!” (Santelli editore, 2021) il volume scritto da Margot, che parla proprio di tempo e ricerca del proprio centro, di nuove consapevolezze e di orientamenti differenti. E’ da qui che vogliamo partire nel confronto con Margot, che ci ricorda l’importanza della condivisione e dell’interesse profondo verso le generazioni future, raccontandoci il suo libro che racchiude un difficile ma bellissimo percorso interiore, la sua idea di verità e soprattutto luci e ombre del mondo dello spettacolo e del successo in generale.   

Margot Sikabonyi, classe 1982, attrice e volto televisivo molto noto, a più generazioni…

La tua carriera inizia presto ed è subito un trionfo. Cosa significa per un’appena adolescente vivere un successo, quasi spersonalizzante, come quello della fiction “Un medico in famiglia” e portarlo fino all’età più “adulta”? Come può la professione artistica diventare la propria vita?

La carriera è iniziata molto presto, avevo undici anni quando ho avuto la mia prima esperienza su un set televisivo. Poi è arrivato il grande successo di “Un medico in famiglia”. Diciamo che è stato tutto assai inaspettato, il successo è arrivato come una sorpresa piacevole e spaventosa. Mi sono sentita subito come isolata e diversa dal resto delle persone e negli anni dell’adolescenza non era una condizione che volevo vivere quella della diversità.
In quegli anni è morto mio padre, è accaduto poco prima dell’uscita della prima serie. Questi eventi mi hanno portata a dover credere in una realizzazione personale, molto più importante e più ampia, che mi ha aiutata durante il tempo della fiction. Chiaramente ho avuto momenti di grande destabilizzazione e di rifiuto: ricordo che la gente mi fermava per la strada chiamandomi “Maria” e io mi trovavo a rispondere di no, che non ero lei, che le assomigliavo ma non ero lei.
La vita era diventata andare sul set e avere a che fare con tutto il contorno, così che e a un certo punto decisi di scappare; avevo forse appena finito il liceo e sono andata prima a Parigi, poi addirittura alle Hawaii, guardando la mappa del mondo e scegliendo il posto più lontano. Ero dominata dall’idea di voler fuggire, proprio perché la vita professionale era diventata la mia vita.

“Respira!”, un libro ma anche un “manuale” che racconta, oltre alla storia di un percorso esistenziale, anche i metodi e le pratiche sane per avviare una vera e propria trasformazione interna. Qual è l’iter che ti ha portata alla scrittura di un libro e quanto è stato utile all’interno della tua evoluzione?

Ho iniziato a scrivere “Respira!” dieci anni fa proprio come terapia. Ho fatto tantissima terapia bioenergetica e proprio nel mezzo della mia cura personale ho deciso che volevo mettere su carta tutto quello che sentivo così profondamente. Attraverso la scrittura volevo creare un ponte affinché la persone si potessero sentire parte insieme a me del mio percorso e che potessimo insieme capire che il successo è qualcosa che ognuno di noi determina e che va al di là della fama. Ho visto moltissimi attori non felici e volevo spiegare e raccontare proprio questo, affinché nessuno si sentisse escluso e desiderasse di appartenere al mondo a cui appartenevo io. Quest’estate ho deciso che era arrivato il momento di finirlo e paradossalmente lo stesso Instagram, in questi anni, è diventato un mezzo per me di comunicazione molto forte, in cui riesco a comunicare con i ragazzi proprio quello che volevo trasmettere con il mio libro. Ho cominciato a fare delle dirette e compreso l’importanza della condivisione. Così è nata anche la parte più pratica al libro, forse quella più matura ed evoluta. Dieci anni fa questo era un libro molto più arrabbiato, mentre quest’anno le righe del manuale si sono addolcite. Sono diventata madre e questa è stata la terapia più potente.

Sul tuo profilo Instagram suggerisci ai tuoi follower quanto sia importante adottare uno stile di vita più sano ed eco-sostenibile, concetti che sono al centro della tua professione di yoga ed health coach. Quali sono le generazioni che aderiscono molto più facilmente al tuo messaggio? Esiste un “gap” generazionale in termini di pensiero e di azione?

Le generazioni che aderiscono sono chiaramente comprese nella fascia d’età tra i venticinque e i trentacinque anni, ma ricevo anche messaggi molto emozionanti di ragazze più giovani, che si affacciano alla vita. Diciassettenni che mi hanno insegnato che esiste chi è alla ricerca anche in tempi precoci e necessita di un’azione diversa. Credo ci sia molta sofferenza nel fare parte, a quell’età, di un mondo social molto complicato e richiedente: bisogna aderire a dei canoni forti e non tutti sentono che sia giusto partecipare, quindi si perdono. Alcuni hanno veri e propri attacchi di panico e, in questo caso, invito sempre a seguire un percorso psicoanalitico. Il senso di solitudine è molto profondo e appena si getta un ponte la gente dimostra di avere molta voglia di salirci sopra.

Come sono conciliabili le due professioni, quella artistica di attrice e quella di health coach? Qual è la connessione tra atto recitativo e lavorare sulla consapevolezza e l’equilibrio altrui?

Sono due professioni solo apparentemente diverse: si tratta sempre di comunicare attraverso la recitazione e la mia anima non è che il mio personale strumento che parla attraverso le parole di qualcun altro. Mi sono iscritta a psicologia lo scorso anno e nello yoga, ad esempio, sento ciò che avviene al mio interno proprio quando comincio a essere presente nel mio respiro e quando sono nel qui e nell’ora. Accade la stessa cosa nel life coaching: riprendere possesso della propria esistenza dal punto di vista della salute e dei propri obiettivi è meraviglioso. Io assisto al rifiorire delle personalità altrui e alla ripresa di potere. Veder sbocciare le persone e poterle guidare è un dono che trovo anche nella recitazione, con la quale comunico e ascolto.

Oggi hai due figli: qual è il valore fondamentale dal punto di vista educativo che vorresti trasmettere a entrambe? Come immagini il futuro, dei tuoi figli e di tutti, del pianeta insomma?

In questo momento parlare di futuro è davvero molto complesso. Esiste solo il momento presente che è complicatissimo: è sempre necessario essere ancorati  all’adesso, perché di quanto avverrà domani non sappiamo assolutamente nulla e ogni certezza è vana. Quello che vorrei che i miei figli riuscissero a fare più di ogni altra cosa è rispettare la loro anima e mantenersi integri rispetto al mondo. Il percorso, affinché ciò accada in questa società post moderna, è tortuoso; è come se le emozioni e la nostra anima non trovassero spazio nella dinamicità e nella velocità ma restassero soltanto in superficie. Riuscire a rispettare l’allineamento di quello che si ha dentro con le proprie azioni esterne e non esporlo a dinamiche o meccanismi che mettono da parte se stessi per compiacere gli altri è, a mio avviso, l’unico modo per avere una vita piena e intensa. Voler entrare in una scatola predefinita dagli altri ci porta lontano dalla nostra voce e dalla nostra verità.

(Buoni) propositi per il futuro?

C’è un film. Sto aspettando di girarlo da un anno e non vorrei rivelare nulla finché finalmente non si inizierà. Spero veramente che sarà presto!