Equilibri globali, da Napoleone a Muhammad Ali

Un libro che racconta nuovi equilibri globali in un momento sono così delicati e importanti da comprendere, per il presente e il futuro che sarà. Ne parliamo con Lorenzo Kamel, professore associato di Storia contemporanea all’Università di Torino e direttore delle collane editoriali dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), che ha scritto un libro dal titolo molto originale “Napoleone e Muhammad ‘Ali. Medio Oriente e Nord Africa in epoca tardo moderna e contemporanea”. 

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Figlie uniche, donne di oggi

Solitudini, necessità di carezze, di abbracci, di slanci che superino gli egoismi, le peculiarità del carattere e dei destini individuali. Così si può introdurre in prima battuta “Figlie uniche” (Edizioni Iride-Rubbettino), romanzo della giornalista Claudia Marin. Costanza, che ne è la protagonista, narra la personale necessità di scrutare dentro se stessa, libera dai fantasmi del passato e dalle complicazioni imposte dalla sua mente perennemente alla ricerca di una perfezione che, nel momento in cui sembra raggiungibile, si sposta di un ulteriore centimetro e le sfugge…

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Leggi e.. respira


C’è sempre un tempo per riflettere e leggere, anzi forse è uno degli stimoli positivi che ci arrivano da questo momento. Meno tempo per noi, se pensiamo alle uscite, ma dall’altro paradossalmente più tempo da dedicare proprio a noi stessi, e proprio alla riflessione alla lettura che citavamo. C’è anche chi ha fatto di questo un momento per fissare pensieri e scrivere: è Margot Sikabonyi, l’amata attrice interprete di Maria Martini della celebre fiction Un medico in famiglia, nelle librerie dallo scorso 25 marzo.

Dal legame inscindibile tra personaggio e persona alla ricerca della calma nel caos: si intitola “Respira!” (Santelli editore, 2021) il volume scritto da Margot, che parla proprio di tempo e ricerca del proprio centro, di nuove consapevolezze e di orientamenti differenti. E’ da qui che vogliamo partire nel confronto con Margot, che ci ricorda l’importanza della condivisione e dell’interesse profondo verso le generazioni future, raccontandoci il suo libro che racchiude un difficile ma bellissimo percorso interiore, la sua idea di verità e soprattutto luci e ombre del mondo dello spettacolo e del successo in generale.   

Margot Sikabonyi, classe 1982, attrice e volto televisivo molto noto, a più generazioni…

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A tu per tu con.. autori “sul divano”

“Sogni, favole, illusioni, storie, leggende, sensazioni, impressioni, voli di piume, lagrime di luna e soffi d’amore che si fanno realtà”.        

Queste le prime parole che si leggono aprendo il libro di Marco Marrocco “Vincent sul divano”(Fefè ed.) autore eclettico, persona simpatica e sensibile, che oggi vogliamo conoscere meglio e più da vicino. Prendendo spunto proprio da questo suo libro, particolarmente profondo ed originale nei contenuti.                                                       

Marco, a che età e come hai capito che “da grande” avresti voluto essere uno scrittore?                                                                                                                        A sedici anni. Fu allora che passai da Rambo a Rimbaud.                                                           

Non male, lo stacco rende molto bene l’idea! Il rapporto con la tua famiglia, racchiuso in due parole e valori
La famiglia è il luogo della comprensione e della sicurezza. Questo vuol dire che è anche il luogo dal quale scaturisce la libertà, quella di allontanarsene per crescere e diventare quello che siamo.     

Come nasce il tuo ultimo libro?
Da una febbre, non fisica, ovviamente. Avevo in mente da tempo di scrivere qualcosa su Van Gogh, ma pensavo di inserirlo all’interno di un romanzo, o comunque in un testo non necessariamente dedicato a lui. Poi i pezzi di quello che avevo in mente si sono avvicinati fino a farmi scorgere un’immagine, e prima che si formasse ho cominciato a scrivere, così da vederla completarsi sotto le mie mani. Come fa un pittore.                   

In quali aspetti ti riconosci ed in quali invece ti vedi lontano dalle generazioni dei millennials…
Ho 40 anni. Se la mettiamo in termini di generazioni credo che siano poche le cose in comune tra la mia generazione e quella dei millennials. Poi leggo una poesia di Catullo e mi dico che questa storia delle generazioni è un finto problema.             

Essere giovani oggi, secondo te, vuol dire…
Vuol dire sentirsi dire continuamente “quanto è bello essere giovani”. Qualunque giovane al mondo sa che non è vero. Sa che i grandi conflitti, le prime sfide con noi stessi, la ricerca di quello che siamo cominciano proprio in quell’età che gli adulti vedono meravigliosa solamente perché non ci sono le bollette da pagare e un lavoro che, nel novanta per cento dei casi, non è quello che avrebbero voluto. Ecco, al di là dei miti della giovinezza, essere giovani oggi è una ricerca, più o meno consapevole, di un equilibrio tra leggerezza e ansia del futuro.                                                                

Il progetto che dedicheresti o condivideresti con dei giovani
Discutere, parlare e fare arte. In qualunque forma.   

Chi è un innovatore per te?
Chiunque sia in grado di creare regole nuove, di dare una forma nuova alla libertà.                       

Una “foto”, un’istantanea della tua vita, che ha un particolare significato per te e che avresti piacere a condividere…
Il giorno della mia laurea. Ricordo la felicità di mio padre, la sua commozione, le splendide parole, cariche di sincerità che disse quel giorno: “finalmente non dovrò più pagare la retta”.          

Tutte le generazioni condividono presente e futuro: due battute su entrambe, sul versante personale e professionale
Dal punto di vista professionale, nel mio presente c’è già un nuovo libro. Spero di vederlo pubblicato in un futuro non molto lontano. Sul piano personale, invece, sono troppo curioso per non godere di entrambi, presente e futuro. La verità è che vorrei vedere come sarà il mondo nel 2400. Ma credo che non ci riuscirò.                                  

Il denominatore sicuramente comune a più generazioni è uno: il sogno.. 
Forse è così, capiremmo di più di una generazione, o di più generazioni, studiandone i sogni. Ma diciamolo a bassa voce, prima che a qualcuno venga in mente di farlo. Riconosco nel sogno una forza propulsiva, ma so anche quanto i sogni possano essere pericolosi, soprattutto quando non si avverano. Ecco, dei sogni si dovrebbe dire quello che si sente nelle pubblicità dei medicinali in televisione: possono avere effetti indesiderati anche gravi, leggere attentamente il foglietto illustrativo. Peccato che non ci sia bugiardino per i sogni di ciascuno di noi.