Un futuro senza “debito” per i giovani

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Un nuovo anno che inizia con il pensiero rivolto ai giovani da parte di Papa Francesco e successivamente, nel suo rituale discorso dal Quirinale, del Presidente della Repubblica Mattarella.
Queste parole ricordano il ruolo che hanno avuto e dovranno avere le nuove generazioni, ma anche il trattamento che hanno avuto – e dovranno soprattutto avere – da parte della società e di “chi decide”.
Papa Francesco è stato chiaro: “abbiamo un debito verso i giovani!”

Lo ha detto esplicitamente nella sua omelia del Te Deum. Ha parlato prima di responsabilità, per poi definirla proprio un debito.
Toccando così un tema particolarmente vero, una strana contraddizione: l’esaltazione, a parole, delle potenzialità delle nuove generazioni e la loro mancata valorizzazione, nei fatti.
Il che costringe molti ragazzi a “emigrare o mendicare occupazioni che non esistono”. Niente di più vero. L’inclusione dei giovani è quella che dà loro “lavoro dignitoso, libero, creativo, partecipativo e solidale”. Molto bello qui il riferimento alla creatività, uno dei valori probabilmente più sottostimati del contributo che può venire da menti fresche e libere. A patto che siano realmente tali.
Dal canto loro, infatti, le generazioni che vanno dalla mia a quelle degli studenti, liceali, universitari.. devono dimostrare impegno e coraggio. Dimostrare che Papa Francesco ha colto nel segno e che la fiducia loro accordata sia capace di dare i suoi frutti.
Le condizioni di contesto e sociali, però, devono essere – o meglio diventare – quelle descritte proprio dal Papa, a partire dalla cancellazione del “debito”.
Concetti ripresi, dicevamo, anche da Sergio Mattarella.

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Sottolineiamo in particolare il suo riferimento alla libertà. Che deve essere valore fondante per i giovani – lo ripetiamo con forza – una vera e propria linea guida per il futuro, professionale e personale. Quando Mattarella parla di studio e lavoro all’estero ne evidenzia l’importanza, ma a patto che sia una scelta libera, appunto, non obbligata.
In quel caso, il fallimento è generazionale. Ma in gran parte istituzionale, ci sentiamo di dire.
A scuola siamo sempre stati richiamati, ove necessario, a porre rimedio ai nostri di debiti. Ora, con Papa Francesco, chiediamo ai decisori di riparare ai loro.
Le parole di queste due Istituzioni, in particolare, fanno credere che si possa guardare con più speranza ad un futuro con meno fallimenti e più successi. Successi dei giovani che, in qualità di persone chiamate a costruire il futuro (per sè e per tutti), da individuali si fanno anche decisamente collettivi.
Attendiamo fiduciosi, dunque. E con le maniche rimboccate.

Buon anno !