“Perché le cose devono essere così difficili?”

Se lo chiede Letizia Scarpello, giovane artista classe 18989, nata a Pescara ma ormai stabilitasi a Milano da tempo. 

Giovane ma già con numerose attività alle spalle, tra le sue mostre collettive ricordiamo solo alcune tra le più recenti: DISERTA, a cura del Collettivo Pepe, Casa della Cultura, (Spoltore; 2016), CONTINUUM, STAGE AS SOCIAL PLATFORM, con Luigi Coppola a cura di Simone Frangi e Tommaso Sacchi, progetto a cura di Nctm Studio Legale e Gabi Scardi per la XV Triennale di Milano (Milano; 2016), RITRATTO A MANO 3.0, con Gianni Caravaggio a cura di Giuliana Benassi e Giuseppe Pietroniro, (Convento delle Clarisse, Caramanico Terme, 2016), ), NAVATA 34, a cura delle Officine Tesla, Officine Green Garage, (Milano; 2016).

Domani Letizia presenterà al VIR Open Studio un insieme di “tentativi di lavori possibili”, intenzioni in-tensione, idee che si fanno opera nella loro “mancata realizzazione”.
Il titolo prende spunto dalla lettera che Matsuri Takahashi, giovane 24enne nipponica, lascia alla madre prima di gettarsi nel vuoto. “Perché le cose devono essere così difficili?”. Vicenda che rappresenta uno dei tanti (troppi) casi di karoshi (morte per eccesso di lavoro) registrati in Giappone negli ultimi anni.

 E “dove stiamo andando?” è la domanda che vuole porsi Letizia.

“La reificazione della vita umana e il suo farsi spettacolo fanno dell’ arte un abbellimento del mercato. Così lo slancio emotivo che guida il processo creativo si sedimenta a causa di circostanze culturali, sociali ed economiche che gli artisti della mia generazione ben conoscono. Per questo secondo appuntamento al VIR scelgo quindi di non cooptare il mio lavoro e di illustrare ciò che non è stato”.

Uno spunto di riflessione non solo attuale, ma molto originale. Grazie a Letizia allora e..appuntamento a domani !

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Pop strumentale, tutto da vedere

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Presentato di recente al Teatro Quirinetta di Roma, Hid & Lenny è un racconto musicale dal fascino particolare. Tratto dall’album Flyaway, pubblicato da Sony Classical lo scorso marzo 2016, è già stato premiato dal successo di pubblico dal vivo. Incarna un genere diffuso tra le nostre generazioni, in realtà conosciuto un tempo come crossover, che possiamo invece oggi definire come pop strumentale. 

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Paura? C’è, ma andiamo al di là..

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Si conclude stasera l’edizione 2016 di Bookcity Milano, iniziativa che vede insieme editori, biblioteche e librai italiani, uniti per realizzare un evento, o meglio una serie di eventi, con l’obiettivo di promuovere la cultura e la lettura.

Uno di questi incontri ha visto protagonista il libro “Al di là della paura“, opera prima di Laura Busnelli. Il titolo attira proprio perché, oggi più che mai, la paura sembra compagna di viaggio ricorrente per le giovani generazioni. E in effetti la frase che troviamo sulla quarta di copertina conferma la fondatezza di questa curiosità. È molto interessante, recita “A volte le peggiori gabbie sono quelle che ci costruiamo noi stessi. Le peggiori gabbie sono già in noi”.
Un bell’invito a riflettere…

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Un “giullare” da ricordare , un talento da studiare

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Artista, a tutto tondo. Come definire, se non così, il “giullare moderno” Dario Fo. Lo dice la motivazione con cui gli è stato assegnato il Premio Nobel, il 9 ottobre del 1997: “perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”.

Ci sono foto, video che, a proposito, ricordano il modo – singolare anche quello – in cui Fo allora apprese la notizia.

Dario Fo, l’ultimo italiano a vincere il Nobel per la letteratura. Può non essere tra gli autori, gli artisti, i “creatori di pensieri” preferiti, ma il suo contributo alla nostra cultura, allo stimolo della nostra cultura, è tale da valergli un ricordo particolare.

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Resilienza e condivisione: il “piano B” del cervello

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Gli ultimi eventi, lo abbiamo detto, ci impongono molte riflessioni. E su molti fronti. Adesso, qui, soffermiamoci su quello che sta accadendo, su come ci stia influenzando e sui sentimenti, sulle emozioni che eventi come quello di Nizza sono capaci di generare.

Ognugno di noi nasce gemello con un’emozione. Quest’emozione è la paura, diceva Hobbes. In effetti, se ci pensiamo, è una delle emozioni più ricorrenti, con varie intensità. Oggi, a livello globale, sicuramente resa più profonda e tangibile da nuovi fattori, “generatori” di terrore.
Che fare?

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