Il successo di un’idea, specie se legata a un bisogno, a una scienza sociale, è il suo farsi “abitudine”.
Credo sia questa la miglior definizione, e personalmente il miglior complimento, da ricevere e da fare a un’idea come quella di colui che tutti conosciamo come “Dago”.
Un’intuizione che racchiude diverse ragioni del successo raggiunto tanto da farsi, appunto, abitudine, costume e “fatto sociale”.
Roberto D’Agostino fa storicamente senza dubbio rima con originalità. Si condividano o meno idee e stili, non si può che riconoscergli tratti personali e professionali d’indubbio interesse.
Fino alla “creatura” che l’ha reso ulteriormente noto e, nel senso letterale, al centro delle cronache…
Talvolta erroneamente identificato come portale di gossip e notizie di colore, dai meno informati, Dagopia è oggi non solo “una” ma possiamo dire “la” prima fonte di approvigionamento di notizie per professionisti, del settore e non solo, di tutte le generazioni, manager e “classe dirigente” . Più o meno palesi che siano, possiamo assicurare che Dagospia rappresenti uno dei primi click delle loro e delle nostre giornate, che continuano poi a essere accompagnate, fino a sera, dai suoi aggiornamenti inediti e affidabili.
Parola chiave, e rara, per chi fa informazione oggi. E per chi, chiaramente, legge e si informa.
Questo uno dei primi fattori di successo: raccontare fatti.
Per poi passare a un modo del tutto personale e originale di presentarli e metterli in rete,tra loro e a disposizone del pubblico (ampio) che ne segue gli sviluppi.
In questo la maestria di Dago, che nell’informare ha anche intercettato e valorizzato, in modo intelligente, la necessità – dei professionisti – e il desiderio irrefrenabile e primordiale – di tutti – di sapere e guardare dal buco della serratura. Una pulsione con cui siamo cresciuti, dalle porte di casa a quelle dei film della commedia sexy italiana, siamo tutti appassionati spioni da serratura. Dago lo sa e va incontro, come detto, avrelativi bisogni e pulsioni dei suoi pubblici.
Senza Dago, oggi, le ore dedicate al lavoro, e al sano “cazzeggio”, sarebbero diverse.
Quale miglior risultato da celebrare oggi a 20 anni dalla sua nascita?
Con il suo fedele Zen e accompagnato da Anna Federici, sempre squisita, è icona di una contemporaneità, non solo romana, non solo giornalistica.
Ho avuto occasione di qualche incontro giá con i miei primi “capi”, ritrovandolo poi in varie circostanze, collocando ai tempi la sua conoscenza in una dimensione che mi sembrava giusta se “mistica”. Piaccia o no, Dago(spia) rappresenta uno degli interlocutori migliori del “villaggio globale”, professionale e non, dei giorni nostri. Per parlare di notizie o cazzeggio, con la stessa intensità. Anche perchè, a volte, il confine è sottile e difficile da identificare.
Non per Dago.