I dati di un’emergenza, un futuro da mettere al sicuro

L’emergenza sanitaria continua. Ci sono leggere flessioni, ma i numeri parlano di una situazione tuttora di assoluta criticità, a partire dalle zone del nord dove i numeri stessi continuano a non piegarsi alle drastiche misure del lockdown. Qui vogliamo ribadire che si tratta di un’emergenza che evidentemente interessa fasce di popolazioni più fragili, di anziani o persone con patologie pregresse, ma le giovani generazioni non sono assolutamente indenni. Dunque, devono rispettare le prescrizioni con la stessa attenzione e lo stesso rigore di tutti. Concentriamoci allora sui dati. 
 

La maggior parte delle famiglie italiane entrate in contatto con il Covid-19 ha preferito rivolgersi al medico di medicina generale piuttosto che ai contatti forniti a livello nazionale e locale; il 44% di chi ha scelto i numeri istituzionali riporta un giudizio negativo, mentre soltanto il 16% si dichiara pienamente soddisfatto delle risposte ricevute. Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine realizzata dalla Fondazione The Bridge, attraverso un questionario somministrato a un campione di 2600 persone su tutto il territorio nazionale, finalizzato a rendere nota la valutazione dei cittadini in merito alla qualità dei servizi sanitari, alle modalità di accesso alle strutture e di comunicazione in tempo di emergenza pandemica. Secondo le risposte degli italiani, nei casi in cui un familiare si sia ammalato di Covid-19, ben il 49% non ha ricevuto indicazioni sulle procedure da seguire e solo il 5% ha tenuto uno stretto regime di quarantena. Inoltre, tra chi è stato messo in quarantena obbligatoria, solo nell’1% dei casi c’è stata una verifica dell’aderenza.
 
“Sono dati allarmanti quelli che emergono dalla nostra indagine”, afferma Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge, che aggiunge: “Oltre alla solita mancanza di fiducia nell’informazione istituzionale, che conferma i dati che avevamo raccolto all’inizio dell’emergenza coronavirus, molte delle criticità rilevate riguardano l’offerta del sistema sanitario, soprattutto per chi prima di questa crisi presentava già patologie croniche o temporanee in fase di emergenza. Dal campione molto ampio che ha risposto al nostro questionario – continua Iardino – risulta che la maggior parte di coloro che avevano già prenotato visite specialistiche presso strutture sanitarie ha preferito rimandarle o cancellarle. E addirittura il 55% di chi presenta patologie croniche ha affermato di aver avuto difficoltà ad accedere ad accertamenti o esami, così come il 65% ha dichiarato di aver avuto tempi di attesa più lunghi. Questo pone un serio problema su tutto il sistema sanitario, nell’immediato e per il futuro, e va considerato reale il rischio della sua tenuta”.
 
Importante dunque passare alle contromisure, dall’emergenza in corso fino a prevedere l’organizzazione delle attività in modo attento e scrupoloso guardando ai prossimi mesi che speriamo tutti conducano alla normalità al più presto, a partire dalla gestione delle liste d’attesa, sia per pazienti sani che avevano programmato le visite e i controlli che, soprattutto, per quelli con patologie croniche che hanno necessità di continue cure. 
 
L’organizzazione, la responsabilità e il rigore sono la chiave per gestire un presente critico, un futuro sicuro per tutti, “grandi” e giovani. 
 
Sul sito della fondazione al link seguente l’indagine integrale www.fondazionethebridge.it