Parliamo di sport. Un’attività determinante per l’equilibrio psico-fisico, ma anche settore di un industria provata in questi tempi dalla crisi in atto. Un’industria di fronte a una trasformazione di processi e abitudini, con una spinta propulsiva del digitale importante anche in questo ambito. A beneficiarne sembrano essere soprattutto i giovani, i cosiddetti “nativi digitali”, che non hanno trovato barriere e hanno usufruito di lezioni di fitness online, confermando come efficace la soluzione dello sport “da salotto” tanto che, secondo i dati di ComScore, il numero delle visite a siti web o app di dieta o fitness in Italia ha raggiunto picchi fino al +133%.
Su questa scia e dall’idea di tre donne che fanno parte della stessa famiglia, in questi mesi, è nata Doomore, la “community” italiana che, con l’ausilio di trainer qualificati e accuratamente selezionati, assicura all’utente un palinsesto di attività molto variegato. Abbiamo intervistato la più giovane delle fondatrici, Sarah Schubert, CMO e co-founder della start up Doomore…
Sarah Schubert, sei la più giovane tra le socie fondatrici di Doomore, curriculum internazionale sviluppatosi anche in un’università americana: quando nasce l’idea della piattaforma e quali sono le competenze che metti in gioco all’interno di questo progetto personale e familiare ma dagli obiettivi tanto lontani e alti?
L’idea nasce durante la prima pandemia, dall’esigenza di stare insieme ovunque e comunque. Il digitale sembrava essere il modo migliore per restare connessi con gli altri e così è stato. Il grande amore per il fitness e i miei studi internazionali sono sicuramente tornati utili per lo sviluppo di una piattaforma in grado di abbattere i confini e promuovere il benessere anche sul piano multiculturale.
Le competenze nel campo della comunicazione, poi, sono servite a studiare una strategia efficace e coinvolgente.
L’avvento delle piattaforme digitali ha coinvolto anche e soprattutto quella che viene definita “generazione Z”. Moltissimi adolescenti e nativi digitali, in questo periodo, hanno avuto modo di sperimentare l’attività sportiva proprio online. Quali sono i benefici dell’evoluzione digitale nel vostro campo?
Senza dubbio la “generazione Z” ha iniziato a sfruttare al massimo il digitale per l’attività sportiva ancora prima della pandemia. Faccio parte di una generazione che ha attraversato la transizione verso il “digital” e capisco le esigenze adattative di chi ha dovuto affrettarsi a comprendere come usare queste nuove modalità. Il nodo cruciale è comunicare l’opportunità di poter continuare a “stare insieme”, sentendosi connessi e parte di un gruppo. L’attività sportiva on-line che proponiamo risponde al bisogno di interazione umana, pertanto siamo riusciti a creare una piattaforma dove ogni utente si vede, si ascolta e interagisce in modo diretto con tutta la classe.
Come cambia la routine preparatoria di un giovane sportivo che, vedendosi precludere i luoghi deputati alla propria attività, trova nel digitale la possibilità di seguire gli allenamenti con un trainer professionista in grado di interagire con lui?
Sicuramente è un grande cambiamento. Il giovane frequentatore di palestra tornerà sicuramente ad allenarsi nel suo centro sportivo, ma ciò non vuol dire che smetterà di usare DOOMORE.FIT. Durante questi mesi il mondo del fitness è stato messo a dura prova, ma sicuramente una grande lezione che abbiamo imparato tutti è che si può fare fitness anche non in presenza. Di certo ci sono alcune discipline che richiedono strumenti specifici e non a portata di tutti, ma per la maggior parte degli allenamenti si ha bisogno soltanto di un bravo trainer. Vi confermo che la stessa professionalità e attenzione in presenza, si possono avere anche in digitale.
Doomore offre la possibilità di incontrare il proprio idolo sportivo e addirittura di allenarsi al suo fianco. Come hanno aderito le personalità più in vista dello sport nazionale alla proposta di diventare degli allenatori?
Ne sono entusiasti. Le persone sono abituate a vedere i propri idoli sportivi come appartenenti ad un altro pianeta, e il canale di comunicazione con queste personalità passa attraverso qualche like o commento sui social. Anche gli allenamenti in diretta Facebook e Instagram non creano vere interazioni, ma solo visualizzazioni monodirezionali, e l’utente ha la frustrazione di non ricevere nessun feedback dal suo trainer. Oggi il campione o mentore che sia può vedere e conoscere “personalmente” i suoi fan, parla con loro e li ascolta.
Come vedi il futuro di questa piattaforma e più in generale di tutto il comparto sportivo? Quali nuove frontiere potrà sviluppare il vostro progetto e sarà coniugabile alla ripresa delle attività in presenza?
L’assenza di vincoli fissi e la facilità di fruizione trasmettono all’utente un grande senso di libertà e la bellezza dello smart fitness è proprio questa e non occorre abbandonare la propria routine per dedicarsi al digitale. Ci piacerebbe continuare a crescere a livello internazionale e già oggi abbiamo la possibilità di scegliere un workout in base alla lingua e ci sono utenti che si collegano dagli States, dalla Corea e da molti altri paesi.