Giovani, le risorse per affontare l’emergenza

La giornata nazionale della Psicologia ha visto tornare al centro del dibattito la situazione psicologica, emotiva, di una popolazione gravata dal peso di un’emergenza prolungata.

Un’iniziativa del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha dato voce a molte analisi e considerazioni utili a noi, nonché ai decisori, per affrontare i giorni a venire. 

“La pandemia, come tutte le grandi crisi che mostrano la nostra vulnerabilità e pongono una sfida adattiva, ha mostrato l’importanza degli aspetti psicologici per la vita e la salute. Ora, dopo 7 mesi di questa situazione, il livello del disagio psicologico  è diventato un grande problema sociale e di salute pubblica”. Queste le dichiarazioni di David Lazzari, Presidente dell’Ordine, che richiama anche un’attenzione tutta attuale sul rapporto tra questa tematica e le nuove generazioni, supportato dai numeri dell’indagine condotta dall’Istituto Piepoli…


“I giovani hanno rafforzato la spiritualità e vivono con lucidità questa emergenza”, afferma il vicepresidente dell’Istituto, che aggiunge: “Da un’indagine svolta per Fondazione Pisa e Fondazione Charlie, durante il lockdown 4 giovani su 10 hanno chattato o fatto video-chiamate con amici o familiari ogni giorno, un quarto ha svolto attività fisica in casa e il 24% ha pregato almeno una volta alla settimana. Si registra anche un ritorno all’uso del diario (anche in questo caso, il 24% degli italiani lo ha scritto almeno una volta alla settimana). 5 giovani su 10 dichiarano di aver vissuto il lockdown da fidanzate e fidanzati, con qualche conflitto in più ma con buona tenuta delle relazioni”.
“Lo stesso lockdown – continua Gigliuto – è stato vissuto all’insegna di un mix di sentimenti ambivalenti: se un terzo dei giovani ha provato speranza e fiducia (33%), il 21% ha provato tristezza e malinconia. Non sono mancati indifferenza e distacco (14%), rabbia e frustrazione (12%). Marginale la quota di giovani spaventati, solo il 9% ha provato paura e timore”.
“Sul futuro, gli adolescenti appaiono ‘ragionevoli e lungimiranti’: per il 70% la situazione si risolverà, ma ci vorrà molto tempo; in sette casi su dieci si dichiara attenzione a non essere contagiati, e metà degli intervistati spende con oculatezza, pensando che con l’emergenza ci siano meno soldi per tutti. Infine, la maggioranza dei giovani è ottimista sul mondo post-emergenza. Ad essere convinti che torneremo a vivere come prima sono soprattutto i membri della Generazione Z, i più giovani tra i giovani”, conclude. 

Dopo l’estate i livelli di stress sono tornati a crescere e siamo quasi ai livelli di marzo, si pensi solo che il 59% degli italiani ha un livello di stress medio-alto (tra 70 e 100). In queste condizioni il Paese non ha le risorse psicologiche per reggere un nuovo lockdown. Sarebbe insostenibile una seconda chiusura totale.
“Occorrono quindi provvedimenti e comportamenti responsabili – conclude Lazzari –  per tenere la pandemia sotto controllo e l’urgente attivazione di una rete psicologica pubblica, a partire dal sistema sanitario, dall’assistenza di base e dalla scuola. Senza prevenzione e ascolto questi livelli di disagio sono destinati ad aggravarsi ed avere pesanti ricadute sulla società e sulla salute delle persone, con ulteriori danni per una economia già molto provata. La psicologia è fondamentale per la resilienza e per costruire il futuro”.