Dalle fototessere al 3D, dalla patente alla “bistecca” vegetale. Il futuro, tra arte e tech

3D printer printing figure close-up macro

La cabina per fototessere, oggetto un po’ magico che dal 1962 fotografa le facce di tutti gli italiani, La cabina per fototessere, oggetto un po’ magico che dal 1962 fotografa tutti noi contribuendo ad “abbellire” soprattutto le nostre patenti, può essere considerata un vero e proprio fenomeno estetico e di costume. Quando infatti pensiamo a questa sorta di nicchia privata immersa nello spazio pubblico, torna subito alla memoria il celebre nome del Maestro Franco Vaccari, l’artista che con la sua Esposizione in tempo reale, presentata nel ’72 alla biennale di Venezia, affascinò tutti con un’opera d’arte interattiva, in cui i protagonisti erano la cabina, le sue fototessere e il catalogo degli oltre 5000 volti chiamati a lasciare una traccia fotografica del loro passaggio. Belle abitudini, quelle tradizioni e quella “lentezza” che dovremmo ogni tanto riscoprire. 

Su questa scia creativa, una curatrice cinese che lavora al Guggenheim di New York è venuta a cercare proprio la Dedem, l’azienda che produce e gestisce le cabine di tutta Italia, per riproporre alla Biennale d’arte contemporanea degli Urali la performance artistica lanciata da Vaccari alla Biennale del 1972 con protagonista la macchina per fototessere. 

Un oggetto d’uso ormai consacrato all’arte e protagonista indiscusso della nostra geografia urbana che, con le sue fototessere, assieme alle facce delle persone, fotografa anche le evoluzioni sociali dei tempi. A Ekaterinburg, la curatrice Weng, ha voluto la ‘scatola magica’ tra i protagonisti della biennale che quest’’anno è dedicata all’’immortalità perché, dice, con le sue foto stampate, è indiscussa dispensatrice di immortalità, formato fototessera. È stata la performance con più successo di pubblico. 

Non solo fototessere per la storica azienda di Ariccia ma anche la sfida del 3d. L’Italia è il secondo Paese manifatturiero d’Europa e, per mantenere la posizione, deve giocare la partita 3D. Il suo tessuto di Pmi deve partecipare a quella che viene definita “la quarta rivoluzione industriale”, acquisendo nuove competenze. 

Va in questa direzione l’investimento che sta facendo anche l’azienda delle fototessere proiettata verso il 3D e l’innovazione. I numeri di scenario sembrano dare ragione a questa scommessa.

Il mercato della stampa 3D è ancora piccolo ma è destinato a crescere con ritmi interessanti: il tasso di crescita annuo è del 27% e l’industria di settore dagli 11 miliardi di dollari del 2015 raggiungerà i 26,7 entro la fine dell’anno. 

La stampante 3D Studio System+ è una piattaforma completa, che rende possibile la realizzazione di geometrie complesse in metallo, a portata di PMI, grazie a costi molto più contenuti rispetto alle stampanti a letto di polvere (circa la metà) e a un funzionamento molto più semplice e sicuro. Avvalendosi del processo Bound Metal Deposition (BMD), non utilizza polveri pericolose, laser o fascio di elettroni; grazie ad un software in cloud che semplifica l’intero flusso di lavoro, non richiede operatori dedicati; è sufficiente spostare le parti da una stazione all’altra. Sicurezza e semplicità sono al centro del sistema, che con facilità rispetto ad altre lavorazioni crea parti in metallo in additive manufacturing ad altissima qualità e con un costo per parte molto più competitivo. Desktop Metal è al momento in grado di stampare acciai, ma presto sarà in grado di stampare inconel, rame e acciai per utensili. 

Capite che anche in termini professionali può essere una vera e prooria rivoluzione. Se pensiamo che di recente alcuni ricercatori hanno usato questa tecnologia per “stampare”, piaccia o no, una “bistecca” vegetale.

Certo, ben lontana dal sapore romantico della fototessera ma questo è il presente ma soprattutto il futuro: ricco di opportunità che, con creatività e la giusta etica, dovremo essere capaci di modellare.