Non può e non deve più essere così. Analisi e provvedimenti del giorno dopo devono necessariamente diventare analisi e provvedimenti preventivi, del giorno o dell’anno prima. Questa nuova tragedia scuote particolarmente gli animi per la giovane età delle vittime coinvolte ma anche per il teatro in cui tutto ciò avviene: un luogo di divertimento. Vogliamo essere chiari e sintetici e soffermarci su due aspetti importanti da mettere a fuoco.
In primis, soluzioni a monte e non a valle delle tragedie: soluzioni ed azioni a garanzia della sicurezza che vedano la luce non “a buoi scappati” ma grazie ad una corretta azione di verifica dei controllori, da un lato, insieme ad una gestione responsabile di coloro cui fanno capo determinate attività, specie quelle che hanno a che fare con l’incolumità delle persone, dall’altro. Detto questo in modo molto chiaro e diretto, non può sfuggirci una considerazione centrale che riguarda la vita dei giovani. In particolare con i luoghi del loro svago, del divertimento, che sempre più si trasformano in momenti di eccessi, a danno di sé stessi, fino a casi eclatanti come questi. Da una semplice e stupida – ma pericolosa – moda come quella dello spray al peperoncino che sembra aver innescato la tragedia, al sempre più diffuso consumo di stupefacenti.
Perché ormai il divertimento non si può più definire tale se non prevede sballo o perdita di controllo. È questo il messaggio brutto e distorto da correggere. Anche perché, sinceramente, neppure veritiero. Non è una frase fatta ma ci si può divertire benissimo senza rischiare letteralmente la pelle o comunque andarci spesso vicini. In questo, purtroppo, bisogna riconoscere anche le responsabilità di nuovi modelli che tutto sembrano, furchè educativi. Onestamente nessuno può giudicare morale e gusti personali, ma ho un’idea personale e chiara a riguardo.
Ci sono atteggiamenti ed anche prodotti artistici, dalle canzoni alle performance varie, che è difficile piacciano in quanto tali. Diventano, per usare una parolaccia, “virali” dunque di moda e di conseguenza modelli di riferimento. Il che è dimostrato anche dalle parole di alcune canzoni che onestamente un giovane o una giovane, specie donna, in molti casi non potrebbero trovare affascinanti. Ma qui emerge un dato tipico delle nuove generazioni: la tendenza alla superficialità, al non far caso a quello che si ascolta, si recepisce e poi si fa. Questo è allarmante. È qui che bisogna intervenire per quel passaggio culturale fondamentale da compiere, che sta alla base di ogni passo in avanti in termini civili e sociali. Sono convinto dell’importanza delle soluzioni economiche e strutturali rispetto ai problemi attuali che tutti conosciamo, ma a monte ritengo che il vero progresso, per i singoli e per ogni comunità, fino a quella che raggruppa tutti gli italiani sotto la stessa bandiera, verrà dal ruolo di una effettiva nuova cultura, di un nuovo modello educativo. Ogni famiglia si deve preoccupare di fare il suo, ma un nuovo modello educativo va pensato ed attuato per nuove generazioni di cittadini, abitanti dell’Italia e del mondo responsabili. La storia, l’educazione civica, l’educazione ambientale, tutti tasselli di una rinnovata cultura che educhi alla civiltà ed insista sull’ascolto. Il resto, sono fiducioso, verrebbe come diretta conseguenza. E se comunque non facessimo il nostro in tal senso, partiremmo sconfitti in partenza.
Alla base di tutto ciò, un’iniezione di fiducia nei confronti dei giovani, questa si che è fondamentale. Ma troppo spesso oggi è confusa con la libertà, valore che resta supremo, oggi a sua volta vissuto in antitesi all’educazione in senso lato. Quando, invece, ad essere vero è il contrario: generazioni più educate e responsabili sono e saranno generazioni più libere.