Viviamo ormai in stanze con pareti di cristallo. E quando siamo al sicuro, tra pareti solide e convenzionali, siamo noi stessi a renderle penetrabili alla vista, con il bisogno e la volontà di far conoscere al mondo quello che pensiamo e regolarmente facciamo.
Oggi c’è chi di questo fa un mestiere. Accettando di buon grado (?) l’apertura delle porte della propria vita al palcoscenico della rete. Con ciò che ne consegue, di buono o meno, nel vivere la propria quotidianità e nel mettera al centro di quelle altrui. Dunque di valutazioni, giudizi, complimenti ed offese.
Ultimo “autorevole” caso, alla luce dei protagonisti, è quello della festa di compleanno organizzata da Chiara Ferragni per il marito Fedez in un supermercato.
Siamo pur sempre Paese di guelfi e ghibellini, dunque ogni caso genera fazioni opposte che spesso, “grazie” alla tastiera, si scontrano purtroppo in modo molto acceso.
Parlavo proprio oggi con un’amica, volto noto che si dedica al volontariato, dello stato di povertà di moltissime popolazioni, alcune delle quali devono fare fino a 5 ore a piedi per approvvigionarsi anche solo di poca acqua. È il caso dell’India, le cui zone desertiche sono vessate da povertà e malnutrizione. Quindi spiace vedere chi gioca con il cibo, da un lato, tanto per la superficialità in sè quanto di quella del messaggio che così si fa passare.
Dall’altro il commentare tutto e subito, sentirsi giudici davanti a uno schermo quale solo strumento si dialogo alla pari, se non in posizione superiore, rispetto al famoso o potente diventa quasi un obbligo morale o almeno un piacere. I tempi della rete, dei social, penalizzano la riflessione e liberano istinti che forse, in altre condizioni, avremmo tempo e capacità di governare. Restando fermo ovviamente che restiamo sempre noi il centro d’imputazione dei nostri pensieri e delle nostre azioni.
Hanno fatto bene o male i Ferragnez?
A ognugno la sua idea. Qui mi sentirei di dire con voi amici, come sempre felice di ascoltare la vostra opinione, che sia dal lato del mittente, che potremmo definire “postante”, che del “ricevente” c’è bisogno di un po’ di responsabilità in più nell’esprimersi anche attraverso una sola semplice immagine. Nel rispetto della nostra massima libertà, valore sacro e supremo, quando scriviamo o leggiamo cerchiamo di andare oltre quegli 8 secondi che la statistica oggi ci lascia come tempo medio da dedicare ad una notizia.
Buona navigazione! Veloce sulla rete, meditata nella mentalità.