In periodi di crisi aumenta l’attenzione nei confronti dei temi del risparmio e del credito, dalla vita privata a quella professionale. Specialmente per neolaureati, giovani professionisti, che hanno davanti un mondo tutto da scoprire e spesso incerto.
Denis Nesci, Presidente nazionale Udicon (Unione Difesa Consumatori) ci illustra la situazione, con qualche consiglio utile per chi, oggi, è chiamato a confrontarsi in particolare con la questione – mutui…
Qual è la situazione attuale sui mutui e le conseguenze per i giovani in particolare?
In questi ultimi quattro mesi abbiamo assistito ad un deciso rallentamento del mercato dei mutui.
La guerra sta indebolendo il ciclo economico e l’aumento dei prezzi rischia di portarci dritto verso un periodo di stagflazione. Firmare un mutuo, con una crisi di questo calibro, ha un coefficiente di difficoltà molto più elevato rispetto a un anno fa. Soprattutto per i giovani under 36 anni che lo hanno stipulato da poche settimane e nonostante le agevolazioni previste dal Governo lo scorso anno dal Decreto Sostegni Bis. Quello dei mutui è un settore che negli ultimi mesi ha retto proprio grazie ai giovani e attraverso le agevolazioni governative che, di fatto, hanno allargato la platea dei mutuatari, estendendo la garanzia dello Stato dal 50% all’80%. Come spesso capita in ambito finanziario, il mercato tende a muoversi sui rumors più che sulle notizie. È da inizio anno che, in concomitanza dell’aumento dei prezzi, abbiamo rilevato una crescita dei tassi finali applicati dalle banche. Con la stretta sui tassi, annunciata dalla Presidente della Bce Lagarde, le rate del mutuo per comprare casa sono e diventeranno inevitabilmente più care, perché gli interessi aumenteranno e dovranno adeguarsi al costo del denaro. Tant’è che per non rimetterci soldi, la maggior parte degli Istituti di credito è corsa al riparo e ha già sospeso l’erogazione dei mutui a tasso fisso garantiti del Fondo Prima Casa.
I rialzi dei tassi di interesse non fanno bene all’Italia…
Esattamente. La mossa della Bce è riportare l’inflazione intorno al 2% ma con una crisi energetica e alimentare di questa portata in autunno il Paese rischia di navigare in mare aperto e finire in emergenza. Proprio in questo mese, nel momento di fibrillazione più caldo, ci sono stati 4 casi tra i nostri associati in cui diverse banche, prima di erogare il mutuo, hanno atteso che i tassi si stabilizzassero al rialzo, ritardando i rogiti e rischiando di far perdere all’acquirente dell’immobile l’acconto versato. In altri casi, gli Istituti di credito hanno comunicato il rincaro della rata mensile pochi giorni dopo aver finalizzato la stipula. Parliamo di giovani che guadagnano poco, ogni rincaro può pesare in modo significativo sul loro bilancio, soprattutto quando parliamo di un aumento mensile di 90-100€, aggravato dalla crescita generalizzata del costo della vita. Se le previsioni economiche non cambieranno, il mercato dei mutui continuerà a soffrire e sarà sempre più difficile accedervi. Se le acque non si calmeranno, l’estate rappresenta solo l’inizio di quello che accadrà in autunno.
Conviene, quindi, chiedere un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile?
La scelta tra tasso fisso e variabile è, purtroppo, legata alla variabile bellica ed economica, il cui esito è ignoto. Chi ha sottoscritto anni fa un mutuo a tasso fisso per ora può stare tranquillo. Gli effetti degli incrementi si ripercuotono soprattutto sui mutui a tasso variabile e sulle nuove stipule di mutui a tasso fisso. Ad aprile le richieste di mutuo sono calate del 24,3% rispetto all’anno scorso. Ciò è in parte dovuto anche al ridimensionamento delle surroghe che oggi, in confronto a prima della pandemia, si pagano a caro prezzo. Con la spinta dell’inflazione, i primi a diventare meno convenienti sono stati quelli a tasso fisso. L’Eurirs a venti anni (l’indice dei mutui a tasso fisso) è passato da gennaio a maggio dallo 0,6% all’1,8%, per arrivare al 2,20% a giugno. Un rincaro di ca. 70-90 euro sulla rata mensile. L’indice a 20 anni è passato da 51 punti base a 195. Stessa lunghezza d’onda anche per le altre scadenze che interessano i mutuatari a tasso fisso: 15, 25, 30 anni. Nelle prossime settimane i tassi saliranno ancora di più perché molti Istituti di credito non hanno ancora aggiornato i loro prodotti con gli indici Eurirs. Fino a qualche mese fa gli Istituti non distinguevano la componente dello spread e quella dell’Eurirs. Oggi, in previsione dei rialzi degli indici, gli Istituti di credito offrono prodotti dove questa distinzione c’è e quindi il tasso effettivo da pagare si conoscerà solo a ridosso della stipula. Se gli Eurirs continueranno ad aumentare sarà un problema e la soluzione bisognerà trovarla modificando la norma e rendendola più flessibile ed elastica. E adesso è arrivato il momento di sofferenza per quelli variabili, che iniziano a risentire della fine dell’era dei tassi negativi. Con un aumento di 25 centesimi dell’Euribor (tasso variabile), la rata di un mutuo ventennale di 200 mila euro stipulato un anno fa con un tasso dell’1%, passerebbe da 918 euro di giugno ai 957 euro di luglio. A settembre con un rialzo di 50 centesimi, arriverebbe a 1000 euro al mese. L’Euribor è comunque destinato ad aumentare. Oggi il mutuo a tasso fisso costa anche 100 euro in più del variabile. Ma chi fosse tentato dalla rata «flessibile» deve essere certo di avere margini futuri di sostenibilità dell’impegno. Perché, tra un paio di anni, se i tassi di mercato dovessero salire di un ulteriore 2%, sarebbe la rata variabile a costare 80 euro in più di quella fissa. C’è una lezione da imparare per il consumatore: conviene assicurarsi prima di una tempesta quando il premio da pagare costa poco. Oggi invece il prezzo lo si paga caro.