Generazioni

La paura ci può salvare (?)

La paura che ci può salvare. Ebbene si, questo temuto sentimento può trasformarsi per noi in un grande alleato, se ben ascoltato e gestito. Parola del neurologo e divulgatore Rosario Sorrentino, che ne parla da tempo e ribadisce questo concetto nel suo ultimo libro, legato all’attualità di un tema che stiamo vivendo in un’emergenza particolare come l’attuale. Percepita da tutta la popolazione e in particolare modo dalle giovani generazioni, alle prese con il proprio confronto con un mondo complesso e sempre più ricco di insidie guardando al futuro. Alcune, però, possono essere anche opportunità.

Chiediamo a Rosario Sorrentino:

Cosa ci lascia ad oggi questa esperienza? “Questa esperienza lascia in molte persone un profondo senso di vulnerabilità e fragilità perché quello che è accaduto ha stravolto, fatto inceppare il motore delle nostre certezze, riuscendo a scardinare le nostre abitudini, quei piccoli rituali che ci conferivano una certa stabilità”.

Abbiamo le risorse per ripartire ? “Assolutamente sì. Ma vanno sollecitate indicando strategie di comportamento e di pensiero per favorire il nostro libello di adattabilità ad eventi che ancora sono in corso tra cui la nostra flessibilità mentale. Abbiamo vissuto un trauma vero e proprio, un evento negativo, che richiede una progressiva riabilitazione mentale per spingerci verso una nuova fase certamente più positiva”.

Lei, come medico, che cosa ha potuto constatare nell’esercizio della sua professione? “Ho potuto constatare un incremento sensibile di ansia, depressione, disturbi del sonno, con difficoltà di attenzione concentrazione e memoria. Il nostro cervello in questo perfido e in quello trascorso si comporta come una spugna che ha assorbito quote di stress elevate che per il nostro equilibrio vanno smaltite. Bisogna nelle persone in cui persistono queste forme di disagio che intervenga un aiuto da parte di persone competenti”. 

Ne usciremo? “Penso che alla fine riusciremo a tirare fuori le nostre risorse migliori per risalire la china. Bisogna pero che ognuno di noi faccia l,a propria parte cercando di apprendere quelle regole di vita il cui rispetto è necessario per vincere questa terribile battaglia”.

Lei ha paura ? Che cosa ci vuole dire con il suo libro? E che contributo da la sua riflessione ? “Ho paura come tutti gli altri, non ci pensò proprio a negarla. Ritengo pero che sia giunto il momento di utilizzare la paura per quello che è, una risorsa che se ben utilizzata ci rende piu responsabili e coscienti dei nostri limiti. In altri termini, anche attraverso il mio libro, ciò che voglio dire è che è giunto il momento di cambiare il paradigma della paura da emozione negativa a emozione positiva”. 

Come si distingue la paura che va curata da quella sana? “La paura va affrontata con strumenti terapeutici nel momento in cui paralizza la persona fino a stravolgere la sua vita che in alcuni casi si trasforma in un forte impedimento, fino ad arrivare a non uscire più di casa, rischiando di rimanere in una sorta di recinto, per tutta la vita”. 

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