Generazioni

Essere e(‘) apparire

 
Tanto importante il “contenuto”, quanto il modo in cui si presenta, diciamolo. nella società contemporanea l’immagine rappresenta, a torto o a ragione, un bligliettino da visita non secondario. dalla vita personale a quella professionale spesso siamo quello che “presentiamo” di noi.
Di qui la tendenza alla cura di mente e corpo, con modelli che a volte estremizzano anche troppo il canone estetico. D’altro canto è pur vero che, dalla natura al nostro “sè”, il nostro è un non do bisognoso di “bellezza”, con l’importanza che hanno le radici di questo concetto nel loro giungere fino al contenuto e alle qualità nascita di un qualsiasi (s)oggetto di bella presenza. Parlando di ragazzi capiamo quanto questo sia sentito, e l’idea di questa riflessione nasce proprio dal sentiment che ascoltandoli si percepisce…
 

Nello specifico veniamo a parlare di capelli. Ebbene si, un vero e proprio “strumento” di comunicazione.
Ricordo che nel mio corso di laurea ai capelli è stato dedicato proprio uno studio specifico nell’ambito del corso di semiotica. I capelli sono un importante indicatore del nostro modo di essere, del nostro stato d’animo e, in particolare, della nostra volontà di cambiamento. Molto spesso, infatti, essa si ripercuote nel modo in cui li portiamo. Per questo un disagio come la loro caduta può essere percepito dai ragazzi fino in fondo proprio come tale.
 
Dà la misura di quanto la questione capelli sia di pubblico interesse il fatto che l’Università più antica del mondo, la bolognese Alma Mater Studiorum, abbia un master della facoltà di medicina esclusivamente dedicato al tema. Se di master originali in giro per il mondo ce ne sono tanti – da quello sulla filosofia dei Simpson dell’Università di Glasgow a quello in Yoga della Ca’ Foscari di Venezia, passando per quello su scienza e tecnologia del surf (Cornwell College) o su David Beckham (Staffordshire University) – nel caso dei capelli la scelta è decisamente supportata dai numeri.
I problemi di capelli riguardano uomini e donne e toccano un numero di persone impressionante. Secondo gli ultimi dati di CRLAB – l’azienda di Zola Predosa che ha per missione la cura del cuoio capelluto -, il 18% delle donne soffre di alopecia/diradamenti in adolescenza, il 35% prima della menopausa, il 50% dopo la menopausa; oltre il 65% delle pazienti trattate con farmaci chemioterapici subisce l’alopecia da chemioterapia e il 47% delle donne con il cancro considera la perdita dei capelli come l’aspetto più traumatico della chemioterapia; il 70% degli uomini presenta anomalie di capelli dai 20 anni in poi; l’alopecia universale – malattia autoimmune con predisposizione genetica che solitamente si manifesta in presenza di un fattore scatenante – colpisce il 2% della popolazione (le percentuali sono riferite alla popolazione caucasica, per africani e asiatici le incidenze sono differenti e solitamente inferiori).
Se dunque i problemi di capelli sono un cruccio che secondo la statistica tocca persino più di una persona in ogni famiglia, tanto vale che ci siano esperti in materia.
Il master in tricologia dell’università di Bologna, diretto dalla dermatologa e professoressa associata Bianca Maria Piraccini, nasce proprio per formare una figura professionale in grado di riconoscere e diagnosticare in maniera corretta le principali malattie di capelli e cuoio capelluto e conoscere i principali trattamenti medici e/o chirurgici specifici per ogni patologia. Senza trascurare la comprensione dell’impatto psicologico-sociale che tali malattie possono esercitare nei pazienti.
Abbiamo chiesto quanto sia diffusa questa percezione e anche qualche consiglio a chi cerca di dare risposte a questo disagio, specie nei confronti dei giovanissimi, Stefano Ospitali AD di Cesare Ragazzi Loboratories.
Alopecia giovanile, sempre più ragazzi già in età adolescenziale scoprono di soffrirne. Quali sono i consigli per affrontare questa malattia fin dagli esordi?
“Prevenzione, facendo almeno un paio di controlli all’anno (tricotest) e utilizzando dei prodotti non aggressivi. Se per l’antiageing iniziamo da giovani a prenderci cura della nostra pelle dobbiamo fare la stessa cosa per i nostri capelli, non deleghiamo tutto a un solo shampoo che rimane in testa qualche secondo”.
L’alopecia è una vera e propria malattia? Quali le principali cause? E colpisce anche le ragazze? Le età più soggette?
“Sicuramente ci sono forme di alopecia che sono considerate malattie anche se non tutte riconosciute dal SSN, ma tutte, compresa la classica androgenetica, hanno un impatto dal punto di vista psicologico sulla persona che ne è colpito. Le cause sono molteplici, da una predisposizione genetica, disordini ormonali e metabolici, carenze nutrizionali, all’inquinamento delle aree in cui viviamo, a fattori di stress, dall’assunzione prolungata di qualche farmaco. Quanto alle ragazze: certo, anzi il fenomeno tra le ragazze è in crescita, anche in una fascia di età molto giovane intorno ai 20 anni; di media comunque la fascia di età femminile che soffre di più è quella legata all’arrivo della menopausa”.
In Europa registriamo maggiore sensibilità verso questa problematica rispetto all’Italia? Quali sono numeri e statistiche nel confronto fra il nostro paese e lo scenario continentale?
“Non ci sono nei grandi numeri delle differenze significative tra l’Italia e l’Europa e gli altri paesi occidentali”
Le soluzioni: sia farmacologiche che protesiche? Molti ragazzi hanno paura di farsi carico di un percorso che può apparire invasivo. Quali sono le rassicurazioni?
“A seconda della gravità dell’eventuale diradamento che si dovesse presentare si possono avviare terapie farmacologiche, quello che è importante è attivarsi in fretta rispetto al sorgere del problema. Le (nostre) protesi sono in grado oggi di dare massima funzionalità e di adattarsi tranquillamente a quelli che sono le mode attuali, lunghezze più importanti sulla parte superiore e capelli corti nei parietali, ma di fatto siamo in grado di replicare quello che ognuno di noi desidera”.
Benessere personale e alopecia: da sempre i capelli sono sinonimo di forza, come d’altronde nel noto episodio biblico di Sansone. Nella vostra esperienza chi affronta un trattamento per il benessere dei suoi capelli vive meglio?
“Assolutamente si, molti dei nostri clienti ci dicono “mi avete cambiato la vita”, d’altronde i capelli fanno parte di noi, delle nostre emozioni, aiutano a definire noi stessi, la nostra immagine e sono un linguaggio comunicativo non verbale. Perderli spesso si traduce in perdita di fiducia, di autostima, lo specchio o se vogliamo i tanti selfie che oggi sono così comuni ci rimandano un immagine di noi stessi che non ci rappresenta, in cui non ci riconosciamo e questo ci crea disagio”.
A che punto siamo oggi in fatto di traguardi tecnologici rispetto ai decenni scorsi?
“Come in tutti i settori ci sono stati dei passi in avanti, oggi per esempio le nostre protesi utilizzano polimeri evoluti biocompatibili con processi di acquisizione della conformazione cranica sempre più avanzati”.
Campanelli d’allarme e false avvisaglie: quando iniziare davvero ad agire e prospettare soluzioni per il problema e quando non ancora necessario. La prevenzione anche in questo caso è la migliore alleata?
“La prevenzione è fondamentale, rispetto ai capelli dobbiamo crescere come siamo cresciuti nella prevenzione dentale, nello skin care, molte giovani oggi utilizzano diversi prodotti per mantenere una pelle giovane, la stessa cosa la dobbiamo fare per i nostri capelli, per questo noi parliamo di scalp-care, perché è li che si fanno i giochi, con un cuoio capelluto sano avremo capelli sani”.

 

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