Che cos’è il femminismo oggi?
Questa la domanda che si è posta una donna, giovane e occidentale, che osserva da vicino il fenomeno #metoo, la cui rapidità di ascesa e crescita si contrappone a quella del Femminismo storico e delle sue conquiste. Con le relative distinzioni del caso, come qualità e portata.
Ma, come per tutti i fenomeni, anche per questo a contare è appunto non solo la sua portata quanto la lettura da parte di persone e pubblici di riferimento, non sempre scontata. Anzi, capita spesso di vedere persone impegnate a difendere prerogative personali e delle proprie comunitas di riferimento arrivare a dimenticare obiettivi e risultati in virtù di battagli ideologiche che rischino di essere velleitarie…
Per questo c’è più di qualche ragione per considerare come lettura “La deriva del femminismo. Dalle suffragette al movimento #metoo” di Maria Elena Capitanio. La sua lettura del femminismo non è banale, arrivando ad una critica delle sue derive attuali per scardinare lo stereotipo di genere. Un invito a tutte le donne a spostare il dibattito all’interno della loro stessa categoria, per chiarire così l’efficacia o meno di posizioni rivendicative e di lotta. Considerato che, per quanto il gender gap possa restare un tema, ci sono continue prove di una notevole e giusta affermazione, basata sul talento, di donne in crescita a partire dal contesto professionale.
Il che ha molto senso se si considera che talvolta i generi, compreso quello femminile, parlano uniti quando non sono interessi o mire di carattere individuale a scardinare ammalianti discorsi costruiti attorno ad un affascinante cultura del collettivismo metodologico.
Un pamphlet filosofico che propone, dunque, una tesi originale, allontanandosi nettamente dal continuo confronto con il “maschio” e dal femminismo neo-radicale che “vuole uccidere le femmine – eliminando la differenza di genere, cancellando tutte le caratteristiche distintive del sesso femminile – per poi trasformare le donne in una minoranza tra tante”.
O no?