Generazioni

Paura? C’è, ma andiamo al di là..

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Si conclude stasera l’edizione 2016 di Bookcity Milano, iniziativa che vede insieme editori, biblioteche e librai italiani, uniti per realizzare un evento, o meglio una serie di eventi, con l’obiettivo di promuovere la cultura e la lettura.

Uno di questi incontri ha visto protagonista il libro “Al di là della paura“, opera prima di Laura Busnelli. Il titolo attira proprio perché, oggi più che mai, la paura sembra compagna di viaggio ricorrente per le giovani generazioni. E in effetti la frase che troviamo sulla quarta di copertina conferma la fondatezza di questa curiosità. È molto interessante, recita “A volte le peggiori gabbie sono quelle che ci costruiamo noi stessi. Le peggiori gabbie sono già in noi”.
Un bell’invito a riflettere…


E questo libro, un giallo, vuole farlo raccontandoci un’indagine grazie alla quale s’intrecciano le vite di quattro sconosciuti che il destino fa incontrare: Ludovica, segretaria onesta, abitudinaria e incolore; Ivano, tecnico del suono, sicuro e pieno di sé, ma in fondo fragile perché segnato dalla morte della sorella; Antonio, capitano dei Carabinieri tutto d’un pezzo, forte ma sensibile; Isabella, famosissima cantante lirica convertitasi alla musica pop, nevrotica, drogata e incinta.
Tutti legati in una trama singolare e coinvolgente, nella quale l’indagine che vede protagonista il citato carabiniere è solo un pretesto per raccontare il percorso che ogni personaggio compie mettendosi in discussione, alla ricerca della propria serenità e della felicità ideale. Con finale sorprendente finale, “inventato da me” dice l’autrice “ma accaduto davvero e in maniera molto simile lo scorso agosto in un luogo nel mondo”.
Con l’intenzione di trasmettere quale messaggio? Ce lo racconta l’autrice, spiegando che il romanzo “racconta le storie di riscatto dei protagonisti. Il titolo racchiude il senso della storia: saper riconoscere e superare le proprie paure, ridisegnando i limiti di quanto possiamo e vogliamo ottenere, permette di riscattarsi, trovando un senso a quello che ci accade magari per uno scherzo del destino, cui bisogna sempre reagire esercitando il nostro libero arbitrio. È il racconto di quelle volte in cui, alla fine, “ce l’abbiamo fatta“. Le chiavi trovate sono una metafora del fatto che è necessario trovare le nostre per aprire la porta di quelle gabbie che ci imprigionano. E le peggiori gabbie sono proprio quelle che costruiamo noi stessi, sono già in noi”.
Eccoci tornate alla frase di apertura. Con un messaggio, un invito alla (re)azione, che ci sentiamo di sposare. Considerata la centralità delle considerazioni sulla paura, sul libero arbitrio, sulla felicità, molto attuali soprattutto nella quotidianità dei giovani.
Il caso di Laura Busnelli è anche interessante da raccontare per chi ha ambizioni come autore e scrittore. L’autrice, infatti, ci racconta di essersi letteralmente “scoperta” scrittrice. E che ciò sia avvenuto “quando l’urgenza di raccontare storie è diventata talmente forte da obbligarmi a metterle nero su bianco. Il piacere e la realizzazione che ho provato ogniqualvolta ho scritto una storia mi ha fatto capire che essere scrittrice è proprio la mia strada”. Considerando, poi, le sue vesti di “commercialista pentita”, come lei stessa si definisce.
Un invito dunque a scommettere su sè stessi.
Cambiare vita professionale aiuta nelle proprie ambizioni, ma oggi, i giovani, sanno di dover ragionare mantenendo i piedi per terra. Dice infatti la Busnelli “Se la tua ambizione è essere una scrittrice, a meno di chiamarti J. K. Rowling, è difficile che tu possa sostenerti economicamente solo con la tua arte. Quindi, di sicuro si può esercitare una professione anche del tutto diversa – vedi la commercialista – e scrivere. L’importante è non farsi contaminare a tal punto da non avere il tempo materiale per dedicarsi anche alla scrittura” Ovvero in generale alle passioni, ci sentiamo di aggiungere.
E per chi volesse veramente impegnarsi a tempo pieno come scrittore, la Busnelli dice che un ruolo determinate lo gioca in primis la lettura, dunque “leggere leggere leggere. Di tutto e di più”.
In secondo luogo “non fa male frequentare un corso di scrittura creativa. Io stessa ne ho frequentato uno, il corso di alta formazione Il piacere della scrittura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Perché se è vero che il talento non si impara, si possono apprendere tecniche e strumenti narrativi che facilitano la scrittura e permettono a una storia di essere veicolata nel miglior modo possibile ai lettori. Nel mondo anglosassone è prassi formarsi con corsi mirati, in Italia, purtroppo, ancora no”.

E davanti alla crisi della (nostra) editoria? Come non tenerne conto, ma “non farsi spaventare dalla crisi in cui versa il mercato editoriale in Italia. Si dice che qui tutti scrivono e che nessuno legge. Però se si ha passione e se si crede profondamente nei propri scritti, è importante insistere nel proprio sogno e chiedere, sempre con umiltà, di essere letti e valutati”.
I nuovi mezzi possono essere anche alleati nella diffusione delle pubblicazioni. Condividiamo che le responsabilità dell’allontanamento dalla lettura non sono da legare all’avvento del digitale “considerato che gli ebook possono avvicinare più lettori: ampliando l’offerta si dovrebbero raggiungere infatti più persone. Credo invece che si tratti proprio di abitudini perse. La lettura è sicuramente più impegnativa rispetto ai contenuti che troviamo ogni momento del giorno e della notte condivisi sui social“.
In effetti la questione è soprattutto culturale. Da un lato i ritmi e le condizioni dei nostri giorni sembrano lasciare sempre meno spazi agli approfondimenti personali, a partire appunto la lettura. In realtà un loro spazio è bene che venga trovato nelle nostre attività: sapere ed approfondire non deve essere un privilegio o un di più, ma un’esigenza, un elemento fondamentale per affermarsi. E anche una vera e propria abitudine. Che, come il caso dell’autrice di “Al di là della paura” ci insegna, può felicemente iniziare a farsi mestiere. A tutti allora, buona lettura..e perché no, buona scrittura!

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