La passione, lo sport si fa lavoro, e non solo

Una nuova testimonianza di una giovane atleta, che ha coltivato e coltiva tanti interessi e passioni, molto diversificati nella vita e sul lavoro. E’ Laura Strati, conosciamola direttamente nella nostra intervista a tu per tu con lei..

Laura che età e come hai capito che “da grande” avresti voluto essere…

“Mi sono avvicinata all’atletica quando avevo 9 anni grazie a mio fratello Rocco che la praticava già nella pista vicino a casa (Cassola, provincia di Vicenza). Successivamente ho continuato anche molto grazie ai miei genitori Claudio e Marina, che hanno fondato il Gs Marconi Cassola, ASD di atletica leggera di riferimento nella mia cittadina natale di Cassola (Vicenza) e dintorni, che tuttora esiste ed è una delle società consorziate della mia squadra Atletica Vicentina. Da piccola eccellevo nelle gare scolastiche, qualche allenatore mi notò e fu così che iniziai ad appassionarmi all’atletica (oltre a seguire le orme di mio fratello). Ho sempre fatto molti sport da piccola, tra cui anche la pallavolo che tuttora adoro, ma in atletica riuscivo meglio e correre e saltare mi divertiva. Non ho mai pensato che da grande avrei voluto fare l’atleta, almeno fino al 2016, quando mi sono trasferita a Madrid (ora vivo a Roma da due anni) per vivere e lavorare, oltre che per allenarmi, e ho deciso di puntare alle Olimpiadi di Tokyo. Prima del 2016 avevo vinto titoli italiani di categoria e vestito la maglia azzurra più di una volta a livello giovanile, U23 e assoluto, ma non mi ero mai decisa a dedicarmi anima e corpo a questo sport e a farne la vera priorità della mia vita (nonostante mi allenassi comunque 5-6 giorni su 7 a settimana)”.

Come nasce la tua idea e come si è fatta “realtà” e professione?

“A fine 2016 mi sono trasferita a Madrid per uno stage Erasmus+ alla Camera di Commercio Italiana per la Spagna. Bellissima esperienza, durante la quale, nel dopo-lavoro, mi sono allenata con un coach e alcuni saltatori spagnoli che già conoscevo per esperienze passate, e a inizio 2017 ho partecipato ai miei secondi Campionati Europei Indoor restando fuori dalla finale delle migliori per soli 2 cm. Mi sono quindi detta: “vogliamo provare a fare davvero sul serio?” Non che prima non mi allenassi, anzi, ma ripeto, avevo altri mille progetti in testa (studio, lavoro, viaggi) e non avevo mai provato la vera vita da atleta (cura estrema dell’alimentazione e dell’integrazione, del sonno, della fisioterapia, della preparazione mentale, ecc). Così, decisi di buttarmi. Chiesi aiuto alla Federazione, mi trovai un lavoro part-time a Madrid come traduttrice in una multinazionale e cambiai vita. Da allora ho vestito più di 15 volte la maglia azzurra assoluta, ho partecipato a due Campionati Mondiali oltre che a vari Europei, ho ottenuto un sesto posto ai Campionati Europei Indoor 2021 in Polonia e sono diventata la terza saltatrice in lungo di sempre all-time in Italia”.

Il rapporto con la tua famiglia, racchiuso in due parole e valori.

“Direi rispetto e amore. I miei genitori mi sostengono incondizionatamente (cosa non scontata, neanche da parte di un genitore) e sono i miei primi tifosi. Oltre al resto della famiglia, ovviamente”.

Un pregio ed un difetto dei tempi che vivono oggi i giovani, dall’adolescenza fino ai tempi dell’ingresso nel mondo del lavoro..

“Un pregio è sicuramente la possibilità di poter viaggiare liberamente, conoscere nuovi mondi, confrontarsi con coetanei di altre culture, lavorare e studiare all’estero e sentirsi cittadini internazionali. Molto importante per la loro crescita personale. Un difetto purtroppo è che vivono in un mondo dove gli eccessi vengono visti come normali, ad esempio le droghe, la violenza, il narcisismo dilagante sui social, il desiderio di essere ricchi a tutti i costi… e purtroppo non sanno dare più valore alle cose semplici. Sono inquieti perché vogliono sempre quello che non hanno, pensano che la vita normale sia quella perfetta sui social ma non si rendono conto che è tutta un’esagerazione”.

In quali aspetti ti riconosci ed in quali invece ti vedi lontana dalle generazioni dei millennials

“Come loro anche io mi sento cittadina del mondo, ho imparato a prendere aerei come se fossero biciclette, parlo diverse lingue, ho viaggiato molto e viaggiare non mi spaventa più. Forse, per quanto riguarda invece l’aspetto “digitale” delle generazioni di oggi, non mi sento una millennial perché lo considero utile ma non necessario nella mia vita personale (diversa da quella lavorativa)”.

Essere giovani oggi, secondo te, vuol dire…

“Avere a che fare con un mondo che ti risucchia, frenetico, dove è difficile farsi ascoltare ed emergere coltivando valori sani e moderati. Ma vuole anche dire avere a portata di mano opportunità che i nostri genitori si sognavano, come viaggiare, lavorare a distanza, connettersi con tutto il mondo”

Il progetto che dedicheresti o condivideresti con dei giovani

“Sicuramente un progetto che preveda un’esperienza condivisa con coetanei di un altro paese, dove siano i giovani partecipanti stessi a organizzare il proprio viaggio”.

Chi è un innovatore per te?

“Chi riesce a creare/promuovere un qualcosa che sia al passo con i tempi e che abbia come fine ultimo il reale benessere psico-fisico del pubblico a cui si rivolge”.

Una “foto”, un’istantanea della tua vita, che ha un particolare significato per te e che avresti piacere a condividere…

“Quando ho deciso di trasferirmi in Spagna. Ho discusso la tesi magistrale, ho fatto le valigie, baciato i miei genitori e preso un aereo di sola andata. Non avevo un lavoro, non sapevo cosa mi aspettasse, ma sentivo che era la mia strada, una decisione che avevo preso spontaneamente, senza forzature. Volevo vivere la vita, cavarmela con le mie forze, buttarmi. Non è stato sempre facile, ma oggi posso dire che se tornassi indietro rifarei tutto”.

Tutte le generazioni condividono presente e futuro: due battute su entrambe, sul versante personale e professionale

“Mi guardo oggi allo specchio e vedo una donna che si è fatta da sé, che ha ancora mille timori e paure, ma assapora giorno dopo giorno il gusto della sua indipendenza e dei suoi traguardi raggiunti. Una donna che è riuscita a far funzionare amicizie e una relazione sentimentale a distanza, mentre faceva l’atleta ad alto livello, lavorava part-time per una grande azienda italiana e ricopriva un incarico in Commissione Atleti all’interno della Federazione di Atletica Leggera. Ho scelto di inseguire i miei sogni e, anche se ciò ha significato magari un ritorno economico minore rispetto a quello che avrei avuto se non li avessi inseguiti, oltre che una vita meno “stabile”, sono fiera del percorso fatto finora. Per quanto riguarda il futuro, non voglio precludermi nessuna strada, anche se quello che sto facendo ora mi piace molto. Per la mia attività sportiva mi sono data una scadenza: questo sarà il mio ultimo anno da atleta agonista, poi mi dedicherò a fare un po’ di sana “carriera”  e acquisire altre competenze nei settori che mi piacciono, ovvero il mondo dello sport e delle lingue straniere”

Il denominatore sicuramente comune a più generazioni è uno: il sogno…

“Il sogno è tutto, è l’obiettivo per cui ti alzi al mattino, ciò per cui lotti e ti senti vivo. Il sogno arricchisce la vita, non la rende banale, è qualcosa di tuo che nessuno potrà toglierti. Trovare poi delle persone che condividono i tuoi stessi sogni non ha prezzo, vuol dire aver fatto bingo”.

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