Vento del sud, le risorse da conoscere

Il perchè di questo approfondimento sta nel bel messaggio che lancia in un momento complesso come l’attuale, pensando tanto alla difficile terra del Sud. Che resta una terra meravigliosa e ricca di risorse, che vanno valorizzate e ci devono far ben sperare per il futuro.

Di nomi e luoghi noti si sente spesso parlare, qui vogliamo far conoscere risorse meno note e nascoste che fanno però parte del nostro patrimonio nazionale. E’ questa una delle ragioni che ha spinto Francesco Maria Spanò, autore di orgogliose origini calabresi, a mettere al centro della sua ultima opera dedicata alla meraviglia di Gerace.

Spanò ci racconta “’idea di questo libro è nata dopo aver condiviso sullo stato di WhatsApp una bellissima immagine che ho ricevuto da mio fratello Felice su suggerimento di un amico che l’ha apprezzata. Inizialmente, quindi, avevo prospettato l’idea di una mera raccolta fotografica di momenti della mia vita familiare e dei miei concittadini dei quali sono fiero. E invece, man mano che reperivo le immagini, è accaduto qualcosa di inaspettato e lontano dall’idea che avevo immaginato inizialmente ma che probabilmente era conseguenza inevitabile: guardando le immagini sono stato trascinato in un vortice di memoria involontaria che mi ha restituito una straordinaria emotività, come fossi tornato indietro nel tempo così  che è stato naturale raccontare anche il vissuto che ognuna di esse rappresentava per me e, attraverso i miei occhi, per i miei concittadini”.

Il libro ha una portata emotiva di un rivissuto soprattutto personale che è anche quello dei mie concittadini. Prosegue Spanò “sto apprendendo che questo mio libro riesce ad attrarre il lettore in una dolce immedesimazione dei sui simili vissuti e questo aspetto mi inorgoglisce molto perché, alla fine, per rispondere alla sua seconda domanda,  questo libro “serve” anche alla memoria di tutti i suoi lettori geracesi e non”. Gli abbiamo dunque rivolto altre domande, ovvero: cosa contraddistingue la “biodiversità” calabrese anche a livello valoriale rispetto a qualsiasi altra zona e popolazione? 

“Il fascino della Calabria non è dovuto soltanto all”incredibile concentrato artistico che essa possiede, ma anche nella bellezza della sua natura, contraddistinguendosi da molti altri siti similari del sud Italia. La sua storia si sviluppa nell’arco di ben tre millenni, rendendola un incredibile testimone, riconosciuta da tutte le civiltà che si sono susseguite, soprattutto per la sua naturale posizione strategica: posizione che le  ha consentito di dominare per secoli nel centro del Mediterraneo e di tutto il territorio circostante, sul versante del Mar Ionio e  su quello del Mar Tirreno. Questa particolare conformazione topografica ne ha fatto, nel corso della storia, una sede privilegiata per il popolamento umano con un ruolo politico di primo piano nel corso dei secoli. A partire dall’età del Ferro, infatti, la Calabria conserva nel corpo del suo patrimonio monumentale i segni poderosi di questa formidabile stratificazione storica: un palinsesto di strutture, costruite o ricavate nella stessa natura del territorio, che vanno dalla Protostoria al periodo Classico, dall’alto Medioevo all’età Bizantina, a quella Normanna, Angioina e Aragonese e poi Spagnola, Borbonica e postunitaria che la rendono unica. Tutto questo ha contribuito a formare un calabrese geneticamente accogliente: il grandissimo valore dell’accoglienza, la filoxenìa, è un sentimento fortemente radicato nel nostro popolo derivante dalla tradizione omerica per la quale “sotto le spoglie del forestiero potrebbe celarsi un dio”. 

Quale la preoccupazione e quale il pensiero che rivolge alla sua terra in questo momento tanto delicato per tutti e specie per una regione dalle mille risorse ma dalle altrettante complessità? “La Regione Calabria, in cinquant’anni  di governo regionale, non ha saputo riscattare un territorio impoverito dall’oceanica immigrazione  e mortificato dalla ‘ndrangheta. Nei decenni passati, ha sprecato  cospicui fondi italiani ed europei per assumere migliaia di dipendenti regionali e forestali e per fare feste di melanzane e sopressate. Sarebbero salve talune eccezioni di buoni esempi sparsi sul territorio a macchia di leopardo come  le Università, gli ospedali ed il porto di Gioia Tauro se non fosse stato che pure negli ultimi vent’anni, sotto la pressione del debito pubblico nazionale, hanno subito una lenta distruzione soprattutto quella del servizio sanitario. Una situazione oggi drammatica soprattutto nei piccoli centri in considerazione di questo momento tanto delicato quanto complesso. Il recente studio di Confindustria conferma una depressione del Paese con un calo del PIL nel 2020 superiore al 7%: questo comporterà un ulteriore tasso di emigrazione e di conseguenza un impoverimento della popolazione. Consiglio ai nuovi governanti della Regione, una volta superata l’urgenza del coronavirus, di investire, per quanto lo Stato non provvederà, nuovamente sul sistema sanitario e dunque sulla nostra reputazione, partendo dal sistema della ricezione turistica, dalla qualità dei servizi, dall’innovazione produttiva e, dunque, della fiducia degli investitori”.

Un bel messaggio che siamo chiamati a diffondere, ricordando la nostra Italia è talmente ricca di meraviglie, come quella qui raccontata, che molto spesso no  ne conosciamo neppure l’esistenza. Da oggi impegniamoci a conoscerle e farle conoscere, è un dovere ma soprattutto un piacere. 

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